Chi ricorda il grande Gino Bramieri nei caroselli dei nuovi e rivoluzionari strumenti per la casa?
Le gag come indaffaratissima casalinga o impacciatissimo marito alle prese con i lavori domestici?
Nel momento di maggiore difficoltà l’immancabile domanda “e mo?” E la risposta della voce fuori campo che introduceva i nuovi strumenti in plastica, resistenti, colorati.
Un po' di storia
Sembrerà strano ma un materiale, oggi di fondamentale utilizzo, solo settanta anni fa non esisteva, molti oggetti della vita normale erano di alluminio, lamiera, legno o bachelite, che è considerata la prima materia plastica sintetica prodotta ed utilizzata, pur se preceduta dalle materie plastiche a base naturale come la galalite.
La rivoluzione ebbe inizio dal sodalizio del direttore generale (e, dal ‘49, amministratore delegato) della Montecatini, Piero Giustiniani, è il chimico Giulio Natta.
I due avevano compiuto un viaggio nell’estate del ‘47 negli Stati Uniti per osservare da vicino le tecnologie chimiche dell’industria americana. Al ritorno, Giustiniani aveva deciso di scommettere fortemente su Natta, mettendogli a disposizione le risorse per la creazione di un centro di ricerca avanzato (sul modello statunitense) presso il Politecnico di Milano.
Natta già nel 1929 a soli 26 anni, inventò un nuovo sistema di sintesi del metanolo (che mise fine, tra l'altro, al monopolio tedesco sulla reazione). Poi fu la volta della sintesi della formaldeide per la azienda Montecatini, del butadiene per la Pirelli e di varie altre molecole per la Bombrini Parodi Delfino.
Natta nel suo lavoro aveva conosciuto il chimico tedesco Karl Waldemar Ziegler, che aveva trovato dei catalizzatori per ottenere polimeri lineari del gas etilene, ovvero il polietilene (Pe). Solo Natta ne capì l'importanza. Fece arrivare Ziegler a Milano e convinse la Montecatini a sborsare la modica cifra di un milione di dollari per dare un'occhiata alle sue carte.
Più che sull'etilene, però, Natta sperimentò la tecnica su altri gas, tra cui il propilene, con in mente la gomma sintetica.
Quello che ottenne si chiama in chimica polipropilene isotattico, un polimero con proprietà straordinarie, che non si trovavano in natura: tutti gli atomi di carbonio asimmetrici hanno la stessa configurazione. Da queste macromolecole era possibile ottenere un materiale leggerissimo, flessibile, termoresistente, “ il materiale ideale per la casa moderna”, e cioè la comune plastica che conosciamo tutti.
Presso la scuola di Natta cominciò un lavoro frenetico, cui seguì la richiesta di brevetti e la presentazione degli studio al Journal of the American Chemical Society. Era il 1954 e tre anni più tardi la Montecatini aveva già avviato la produzione commerciale della macromolecola di Natta e del PE di Ziegler.
Era nata la “plastica”.
Natta riceve nel ‘63 (primo e unico italiano) il premio Nobel per la chimica insieme a Ziegler
La nascita del Moplen
Montecatini registrò il marchio Moplen, il materiale prodotto a Terni dalla Polymer e a Brindisi dalla Montesud (società controllate dalla Montecatini), che si trasforma ben presto nella regina delle plastiche "mai più senza" in ogni casa – dagli scolapasta agli spremiagrumi ad altre suppellettili di cucina, dai giocattoli alle bacinelle, fino alle assi per lavare (quando non tutti possedevano una lavatrice). E, ancora, moltissimi oggetti di arredamento, le parti interne dei frigoriferi (perché il polipropilene è anti-muffa), i mattoncini della Lego, e chi più ne ha più ne metta. Un materiale che entra anche nella cultura popolare attraverso gli spot di Carosello, dove veniva reclamizzato – o, per meglio dire, letteralmente celebrato – da Gino Bramieri con gli slogan (allora famosissimi): "E mò e mò e mò... Moplen!" e "Signora, badi ben, che sia fatto di Moplen!".
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