Il nostro tempo libero era difficilmente solitario, lo stare insieme era scandito da giochi, musica, socializzazione. D'estate il passatempo era sicuramente la palla, usata per il calcio o per la pallavolo, poi c'erano le piste per i tappi o le biglie, oppure al mare le piastrelle o le bocce.
Nella prima metà degli anni settanta fecero la comparsa alcuni giochi che diventarono mania. Il primo è molto diffuso ancora oggi, il Frisbee, gli altri due scomparvero in poco tempo il Going e le Clic Clac
Going
Il Going che negli USA è chiamato Zoom ball era un gioco da spiaggia di moda nella seconda metà degli anni settanta. Divenne in breve tempo assai popolare, per cadere altrettanto velocemente nel dimenticatoio, quanto meno sulle spiagge italiane. Viene invece tuttora commercializzato e utilizzato come strumento per migliorare la motricità in varie patologie dell'infanzia e dell'adolescenza tra le quali l'autismo.
Il gioco consiste di un ovale di plastica nel quale passano - tramite un buco presente lungo la lunghezza - due robusti cavi di nylon, i quali terminano con delle maniglie.
I due giocatori prendono in mano le maniglie ed allargando le braccia allontanano la palla da sé, facendola pervenire al partner, il quale la rispedisce allargando le braccia a sua volta.
Foto da WEB, eventuali aventi diritti possono contattarci per la rimozione
Frisbee
I primi due, il Frisbee e il Going (originalmente Free Ball) hanno avuto due storie diametralmente opposte: il primo è seguito ancora oggi tanto da essere uno sport e avere una vera organizzazione, campionati e record; il secondo dopo il boom iniziale, è praticamente scomparso.
"Frisbee" è in realtà il marchio registrato della ditta di giocattoli Wham-O che fu una delle prime a venderlo. Il suo nome ufficiale è Flying Disc, la federazione internazionale si chiama World Flying Disc Federation.
Ha origini lontane tanto che piani circolari, simili al frisbee, si ritrovano in documenti antichi, piatti di legno e in seguito di latta e di plastica rigida, o ancor meglio i coperchi di fustini per detersivi, hanno sempre fatto parte del divertimento dei giovanissimi.
Nato dalla fantasia di due veterani della seconda guerra mondiale, Warren Franscioni e Walter Morrison, il famoso "disco volante" fu il frutto di ripetuti tentativi di ottenere un disco di plastica perfettamente aerodinamico.
Lavorando nel garage di Franscioni, i due soci riuscirono a mettere a punto un bordo arrotondato che avrebbe garantito la massima elevazione nel volo e una facile presa. Franscioni e Morrison chiamarono la loro creazione del 1948 Flying Disc ("Disco volante") o disco di Plutone per via della contemporanea scoperta del pianeta nano.
I primi frisbee in plastica furono prodotti nel secondo dopoguerra e la prima produzione industriale di un disco risale al 23 gennaio 1957 denominato Pluto Platter; solo successivamente fu dato il nome Frisbee.
Negli anni sessanta divenne uno sport popolare con campionati ufficiali. Il primo record di lancio del frisbee è attribuito a Simon Lizotte con una distanza di lancio di 263,2 metri.
Foto da WEB, eventuali aventi diritti possono contattarci per la rimozione
Clic Clac
Composto da due palline e una cordicella a metà della quale c'era un supporto di plastica studiato per essere tenuto con la pressione di pollice ed indice, il gioco consisteva nel far battere le due palline che rimbalzavano l’una sull’altra in maniera veloce, sia sopra che sotto la presa, generando, appunto, un rapido clic clac.
Un gioco Presumibilmente ispirate alle boleadoras (o bolas), un antico e curioso strumento di caccia argentino, fecero la loro prima apparizione negli Stati Uniti intorno al 1967.
La primissima versione immessa sul mercato consisteva di una cordicella di nylon e due palline (più grandi delle versioni successive) di vetro temperato. Divennero ben presto virali ma nel giro di qualche mese furono messe al bando in quanto le biglie con l’uso pesante “esplodevano” causando incidenti anche gravi.
Ne fu dunque commercializzata una versione in plastica, ma il problema si ripresentava, fino a quando, viste le enormi potenzialità commerciali del giocattolo, le aziende si impegnarono a ottimizzare degli standard per renderlo meno pericoloso: la cordicella fu ridotta in lunghezza, e la plastica delle palline (ridotte in diametro) trattata con uno speciale procedimento che la rendesse più dura e priva di bolle interne.
Fu il 1970 l’anno in cui si arrivò a uno standard definitivo che fu poi quello con cui le palline furono conosciute nel mondo.
In Italia il prodotto fu messo in commercio nel Giugno del 1971, grazie all’intuizione dell’industriale Clemente Martinelli, un fabbricante di oggetti in plastica, le cui officine erano situate a Robbio Lomellina.
Il successo nel nostro Paese, che raggiunse il suo culmine nell’agosto di quell’anno, fu immediato e clamoroso:
L’azienda di Robbio, nell’Agosto di quell’anno era arrivata a produrre 90.000 pezzi al giorno, tanti quanto ne riusciva a fare, nonostante i 70 dipendenti e 350 famiglie dello stesso paese, coinvolte nell’assemblare e confezionare a domicilio il prodotto. In tre mesi erano stati già “sfornati” 4 milioni di pezzi.
Delle Clic Clac si scopre però anche la pericolosità. In quell’Agosto del 1971, sono molti i quotidiani che riportano notizie di incidenti causati dalle palline diventò un trend: il quotidiano La Stampa, il 13 di quel mese riportava che il giorno prima, ad Amburgo, un bambino si era colpito alla tempia e era morto sul colpo. In seguito a questo incidente il prodotto venne bandito negli asili e nelle scuole della Germania
Ma la pericolosità non era l’unico aspetto controverso del giocattolo, il vero motivo per cui fu odiato da “matusa e governo” fu la sua fastidiosissima rumorosità. Quella stessa estate, il gioco venne bandito a Ischia e a Trieste. Un po’ in tutta Italia fioccavano denunce e proteste per disturbo alla quiete pubblica.
Sempre ad Agosto di quell’anno, nella frazione di Calcinatello, a Brescia, venne organizzato il “Clic-Clac D’Oro”, un campionato internazionale, che fece accorrere gente da tutto il mondo. L’evento attirò l’interesse della stampa internazionale.
Il fenomeno “clic clac”, almeno in Italia, si sgonfiò ben presto. Già dopo quell’agosto i giornali avevano smesso di parlarne. Probabilmente la campagna mediatica negativa messa in atto, fece sì che molti genitori proibissero i figli di comprare o usare il giocattolo.
Ma in Italia sopravvisse per tutti gli anni ’70 e ’80. Non era difficile trovarlo in quegli anni, sugli scaffali o sulle bancarelle dei mercati. Godette di un certo ritorno commerciale e “virale” nell’estate del 1979, ma non nelle dimensioni del 1971.
Potete leggere l'articolo interessante e completo qui
Foto da WEB, eventuali aventi diritti possono contattarci per la rimozione
Cookie | Durata | Descrizione |
---|---|---|
cookielawinfo-checkbox-analytics | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics". |
cookielawinfo-checkbox-functional | 11 months | The cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional". |
cookielawinfo-checkbox-necessary | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary". |
cookielawinfo-checkbox-others | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other. |
cookielawinfo-checkbox-performance | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance". |
viewed_cookie_policy | 11 months | The cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data. |