Il Bar luogo di ritrovo per noi ancor prima che nascesse “il muretto”. Al bar ci si trovava, si chiacchierava, si giocava a carte o a flipper appunto, si ascoltavano le ultime canzoni della hit, certo poi se il bar era un po’ più grande era immancabile la sala da biliardo e/o biliardino.
Ma noi amavamo stare li a dare i colpi di ventre a quel gioco, a far rimbalzare la pallina, a guidarla verso il record sempre più alto.
Giocare a flipper significava giocare con il caso, misurarsi con l'imprevedibilità dei movimenti della pallina cercando di orientarla, accompagnandola con altalenanti espressioni di euforia, di frustrazione e di aggressività. La pallina vinceva sempre, dileguandosi prima o poi nella buca. L'abilità consisteva nel tenerla il più a lungo possibile in vita, roteante sul campo di gioco, che era un campo inclinato, accumulando punti. Bisognava stare attenti a non scuotere troppo la macchina per non mandarla in tilt, determinando un'interruzione prematura e istantanea del gioco. Era insomma una sfida persa in partenza contro l'inevitabile fine: GAME OVER.
Le partite a 50 lire, poi a 100… poi sempre più care negli anni. Altre 50 lire o 100 erano poi dedicate al jukebox a scegliere la colonna sonora per quei momenti. Cantautori di rivolta o rock e, se c’erano le ragazze, le canzoni più romantiche che magari ci permettevano anche un “avvicinamento da rimorchio”
Andiamo dagli anni 60 con: Abbronzatissima di Edoardo Vianello; Sapore di Sale di Gino Paoli; Azzurro di Adriano Celentano; Tintarella di Luna di Mina; Estate di Bruno Martino; Cuando Calienta El Sol dei Los Marcellos Ferial; In ginocchio da te di Gianni Morandi; Una rotonda sul mare di Fred Bongusto; Ciao Ciao di Petula Clark; Il mondo di Jimmy Fontana; Riderà di Little Tony; Stasera mi butto di Rocky Roberts; Luglio di Riccardo del Turco; Acqua azzurra, acqua chiara di Lucio Battisti.
Poi negli anni 70 arrivano: Splendido splendente di Donatella Rettore; E la luna bussò di Loredana Bertè; Gloria di Umberto Tozzi; Fin che la barca va di Orietta Berti; Balla di Umberto Balsamo; Comprami di Viola Valentino; Pazza idea di Patty Pravo; Figli delle stelle di Alan Sorrenti; Super superman di Miguel Bosè; Ricominciamo di Adriano Pappalardo; Tanti auguri di Raffaella Carrà.
E poi ancora gli anni 80 con: Gioca Jouer di Claudio Cecchetto; Vamos a La Playa dei Righeira; People from Ibiza di Sandy Marton; Centro di gravità permanente di Franco Battiato; Kalimba de Luna di Toni Esposito; Mare mare di Luca Carboni; Alghero di Giuni Russo; Tropicana de Il Gruppo Italiano; Boys di Sabrina Salerno; Call Me di Ivana Spagna; Non sono una signora di Loredana Bertè.
Intanto il giocatore al flipper si muoveva di volta in volta in paesaggi sportivi, giocosi, musicali, esotici, bellici, amorosi, futuribili. Si trattava di raffigurazioni largamente stereotipate, che riproducevano pari pari gli archetipi visivi convenzionali dell' american way of life, ripresi volentieri dalle narrazioni cinematografiche e televisive di maggior successo. Ogni modello di flipper era dotato di una sua "colonna sonora", che combinandosi con gli aspetti visivi, cinetici e tattili faceva del gioco un'esperienza di tipo immersivo.
Tutto finchè non arrivarono i videogiochi… ma questa è un’altra storia
Se volete rivivere quei momenti vi consiglio vivamente di visitare il Museo dell’intrattenimento ad Avezzano. Potrete riprovare moltissimi modelli di flipper e altri giochi dell’epoca .
Breve storia del Flipper
l flipper originario, derivato direttamente dai giochi del tipo Bagatelle diffusi già dai tempi della corte del Re Sole, consisteva in un semplice piano inclinato, sul quale venivano fatte scorrere dall'alto delle biglie d'acciaio. Una volta lanciate manualmente per mezzo di un pistone a molla, le biglie scorrevano lungo il piano inclinato e finivano più o meno casualmente dentro delle buche o dei passaggi obbligati, ai quali corrispondevano determinati punteggi.
Il funzionamento del flipper cambiò con l'introduzione appunto dei flipper, una sorta di palette di plastica azionabili con dei pulsanti esterni, per mezzo delle quali è possibile respingere le biglie, e indirizzarle verso specifiche buche o bersagli.
Il primo flipper con le palette fu Humpty Dumpty, prodotto dalla Gottlieb nel 1947 e presto imitato dagli altri produttori. L'invenzione delle palette elettromeccaniche (dovuta al game designer Harry Mabs) rivoluzionò radicalmente il flipper, trasformandolo da gioco di fortuna in gioco di abilità. Il flipper presto viene abbellito dotandolo di luci, suoni e altri meccanismi elettrici ed elettromeccanici: relè, motori elettrici.
L'apparecchio, introdotto in Italia nel 1954, venne battezzato flipper per via della scritta che era riportata sopra le palette ("flipper", appunto) dei primi modelli fino agli anni '60; la stessa cosa successe in Francia.
Gli ideatori del piano di gioco e gli illustratori resero sempre più attraenti queste macchine. I nomi di questi professionisti non sono molto conosciuti, fino agli anni ottanta spesso tenuti segreti per politica aziendale Per quanto riguarda i prodotti italiani si conoscono Michele Martinelli, Lorenzo Rimondini, Toni Ramunni, Luigi Corteggi, Adriano Nardi, mentre per i prodotti americani ricordiamo Roy Parker, Art Stenholm, Ed Krynski, Gordon Morison, Christian Marche, Doug Watson, Paul Farris, Dave Christiansen, John Trudeau, Adolf Seitz Jr., David Moore.
In Italia, negli anni sessanta, il flipper ebbe vita difficile: fu oggetto di regolamentazioni e limitazioni giuridiche volte a proibirne l'utilizzo come apparecchio per gioco d'azzardo; questo portò al divieto di vincite di qualsiasi genere, inclusa la ripetizione della partita. Per fronteggiare queste limitazioni esclusivamente italiane, i costruttori di tutto il mondo produssero modelli differenti esclusivamente dedicati al mercato italiano. Questo portò ben presto al proliferare di costruttori italiani, alcuni attivi anche per anni a seguire.
Breve storia del Jukebox
Il jukebox, o juke-box fa la sua apparizione in america intorno agli anni 30. Wurlitzer, Seeburg, Rock-Ola e in misura minore Ami furono le grandi case americane che si diedero battaglia dal 1930 al 1960, La diffusione della nuova macchina musicale ebbe dell'incredibile, dato che solo nel 1936 la Wurlitzer vendette più di quarantamila jukebox.
In pochi anni, il mercato fu invaso anche dagli altri due colossi del settore, la Seeburg e la Rock-Ola. Gli apparecchi prodotti in questi anni avevano il mobile in legno, e permettevano di selezionare un massimo di 12 dischi tutti rigorosamente a 78 giri. La Seeburg fu la prima, nel 1938, a produrre un jukebox decorato con le ormai famose plastiche illuminate. Il modello spopolò e la concorrenza non tardò ad imitare queste rifiniture che rendevano l'apparecchio più vistoso, ossia più appetibile, e consentivano un aumento delle vendite.
La concorrenza tra le case produttrici era agguerritissima. Ogni anno veniva prodotto un nuovo modello che doveva essere venduto per lo più ai noleggiatori, i quali a loro volta si occupavano di affittarlo ai gestori dei locali pubblici. Apparecchi ancora perfettamente funzionanti venivano rimpiazzati da modelli più nuovi, in quella sorta di corsa al consumismo che era dettata dalla moda. Gli apparecchi ritirati dalle città venivano "passati" ai locali di campagna e in seguito ritirati e demoliti anche se erano tutt'altro che da buttare. I designer proponevano apparecchi dalle forme sempre più accattivanti; nel 1940 fu realizzato, per la prima volta, un jukebox la cui sommità invece di essere squadrata era ad arco. L'idea si rivelò brillante, tanto da determinare la linea di tutti gli esemplari dei successivi dieci anni.
Nell'immediato dopoguerra fu portata a compimento la più grande campagna pubblicitaria mai ideata per una macchina a moneta. Per la prima volta un jukebox venne pubblicizzato non solo agli operatori del settore, ma al grande pubblico; il Wurlitzer 1015 divenne in poco tempo il simbolo della voglia di divertirsi che contagiava come una febbre gli americani alla fine della guerra.
Riviste e giornali pubblicavano intere pagine con fotografie di giovani che si scatenavano ballando attorno a questa macchina, gli americani attribuirono a questo apparecchio un trionfo che vede ancor oggi nel 1015 un modello molto ricercato da collezionisti e amatori. Ne furono costruiti più di 50.000 esemplari e contrariamente a quanto successe ai modelli che lo precedettero, il 1015 non fu ritirato dal commercio per essere sostituito con modelli più nuovi, anzi, molti di questi apparecchi, funzionanti in origine con dischi a 78 giri, furono convertiti per poter funzionare anche con i 45 giri che invasero il mercato nel giro di qualche anno.
Nel 1948 la Seeburg, sempre all'avanguardia per la tecnologia, aveva presentato il modello M100A, che consentiva la scelta tra 100 dischi contro i 24 dei jukebox convenzionali.
Negli anni seguenti l’evoluzione dei jukebox riguardò principalmente la qualità audio e la resistenza meccanica delle varie parti per evitarne rotture e quindi interventi.
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1 Comment
Paolo un riferimento assoluto!