Noi ragazzi seduti sul muretto, la ragazza in piedi tra le nostre ginocchia... in mano un bicchiere fresco, ghiaccio montato a neve innaffiato di uno o più sciroppi, il fiume li in basso che scorre silenzioso. Gli occhi dell'uno in quelli dell'altra, le labbra fresche che ogni tanto si uniscono.
L'afa romana e quel bicchiere che dava sollievo e creava quei momenti di dolcezza.
A Napoli è la "rattata", a Palermo "grattatella" e a Bari "grattamarianna" ma a Roma, dove si dice sia nata, è la Grattachecca e storici sono i chioschi deve si possono degustare quelle più speciali.
Laura Jovinelli ce li racconta.
Quando Checca cominciò a grattare...
Ecco l'origine del nome "grattachecca", secondo la vulgata diffusa nei chioschi storici che resistono da oltre cent'anni.
Millenovecentotredici, il primo: "Alla fonte d'oro".
Su Lungotevere Raffaello Sanzio, all'angolo con viale Trastevere, c'è Franca, ottantadue anni di cui sessanta tra gli sciroppi. Tira fuori una cartolina in bianco e nero: «Lo vedi com'era? Ce stavano le lampare! E il ghiaccio se andava a prende' alla "Peroni" di San Lorenzo». Gli habitué di oggi sono i ragazzini di ieri: «Li portavano co' le carrozzine».
Sorride, lanciando ai passerotti i pinoli che si porta apposta da casa: «Ormai me riconoscono pure loro».
Tamarindo, limone, cocomero… sempre tre euro, perché: «La grattachecca deve costà poco!».
«Ai ragazzini se diceva: "Apri la mano!" – racconta Stefano, figlio minore della celebre "Sora Mirella" di Lungotevere degli Anguillara - E la pallina di ghiaccio si condiva direttamente sul palmo». Qui, proprio davanti all'isola Tiberina - dove si è fermata Michelle Obama e Francesco Totti è tra i clienti abituali -, tutto è iniziato nel millenovecentoquindici, ma: «Prima c'erano i carretti ambulanti».
Come quello del prozio di Stefano, che ha deciso di fermarsi per una ruota rotta e: «Perchè lì - Stefano indica il "Fatebenefratelli" – ce stavano i frati che strappavano i denti. E che fai dopo che te hanno tolto il dente? Ghiaccio!».
Fedele alla tradizione del ghiaccio rigorosamente a "scagliette", dalla "Sora Mirella" la lastra intera viene ancora grattata con "la pialla" di ferro.
La grattachecca resta un affare di famiglia anche in via Trionfale, angolo via Bernardino Telesio, dove la "Sora Maria" ha messo radici nel millenovecentotrentatre.
«Allora eravamo io e mamma», ricorda con dolce malinconia mentre sminuzza la frutta. E c'è stata quella volta in cui c'è venuto pure il Duce: «Mamma me lo raccontava… con tutti i gendarmi intorno a controllare.
Perché all'ospedale qua dietro ci lavorava il Petacci».
Un ragazzo si appoggia al bancone: «Ciao Marì, che me fai 'na "golosona"?».
Lei si chiama Gabriella ma: «Pe' tutti so' comunque Maria. – Sorride -. E va bene così!».
(fonte archivi de "la repubblica")
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