Il racconto di Rita, ma potrebbe essere il racconto di molti, in mari diversi, in spiagge diverse. Ma questa era la domenica della nostra infanzia per chi aveva la fortuna di abitare ad una distanza "umana" dal mare. Ma spesso anche chi abitava più lontano non disdegnava alzatacce all'alba pur di regalarsi una giornata spensierata.
Ricordi...
Ahhhhh il mare...
Il mare di un tempo, quando l’avventura cominciava al mattino. Eravamo tutti euforici, i genitori caricavano la macchina come se fosse un trasloco: sdraio, ombrellone, tavolinetto, l’immancabile retina con i giocattoli, il cesto con ogni ben di Dio come un pranzo di matrimonio, la mamma e la nonna si erano alzate all’alba per prepararlo.
Il viaggio, in fila tra tante macchine come noi, sotto il sole, senza aria condizionata, stretti in 5 in scatole di lamiera. Ma si cantava, si rideva e il viaggio scorreva.
Cristoforo Colombo, poi la traversata della Pineta e il lungomare, il primo sollievo: non c’è bandierina rossa
L’arrivo ai “Cancelli” di Castel Porziano. Come erano belli i “Cancelli” a quel tempo, puliti, sicuri, chiusi di notte, con servizi di infermeria e posto di Polizia, servizio di Salvataggio con i famosi pattíni rossi, tanti WC e servizio docce sempre puliti e usufruibili
La speranza del posto in uno dei pochi parcheggi sotto le tettoie di cannucce che ogni anno venivano ripristinate. Ci si alzava presto anche per quello oltre che per il traffico e il posto in prima fila proprio davanti al bagnasciuga.
Un altro trasloco, giù fino alla spiaggia, che a Castel Porziano è lunga è dietro le dune. Poi, mentre il papà provvedeva alla costruzione del “villaggio per un giorno”, le mamme sapevano che per stare tranquille dovevano subito liberare le bestioline. Costume un po’ di Nivea e via in acqua. Il primo bagno, quello più bello, l’acqua che provocava la pelle d’oca con la mamma che intenta a sistemare le vettovaglie riusciva comunque a controllare ogni tuo movimento.
Trasloco e accampamento finito, finalmente eccoli li anche i nostri cari si godono il meritato riposo. La radio sparge musiche estive, papà sulla sdraio con il suo giornale, mamma sulla sedia pieghevole con i fotoromanzi letti con un solo occhio mentre l’altro è in perenne controllo.
“Ciabelleeeee, bomboloniiiiii”
Eccolo il primo richiamo, il signore delle ciambelle fritte con lo zucchero, come resistere?
Poi giù a “panarsi nella sabbia” i nostri semplici giochi: bocce o piastrelle, paletta e secchiello, un po’ più grandini le tamburelle, antesignane dei racchettoni.
I genitori a giocare a scala 40, briscola, scopa
Il bagno, quello “più rischioso” con l’acqua che arrivava al busto. L’immancabile salvagente, che spesso era una camera d’aria delle ruote della macchina, il papà a controllare pronto al “salvataggio” di emergenza.
Da lontano ecco la musica spargersi nell’aria, sempre più forte si avvicinava. Era il “barcone”. La gente in acqua si spostava e lui arrivava fin quasi a catturarti sotto l’ombrellone. La scaletta che arrivava sul bagnasciuga.
Qualche volta anche noi, con la fiducia che esisteva all’epoca, affidavamo le nostre cose alla sconosciuta signora dell’ombrellone vicino e via, felici, a godersi il giro della costa tra musica e brezza marina.
Poi… il momento fatidico: IL PRANZO
Sono state fatte tante scene di film sui pranzi degli italiani vacanzieri domenicali. Ebbene si anche noi eravamo di quelli. Dalle borse usciva di tutto, da sfamare anche due ombrelloni vicini, che non ne avevano bisogno perché anche loro non erano da meno.
Poi il riposino e papà che nel pomeriggio andava a pesca fino alla tenuta del Presidente e spesso anche dentro dove di telline,ne trovava in quantità... tranquilli era autorizzato, perché lui umile Guardia Giurata aveva fatto amicizia col le Guardiedel Parco
Dopo le fatidiche tre ore, che per mia madre, per sicurezza, diventavano quattro, finalmente di nuovo in acqua.
Quando il sole cominciava a scendere sul mare, era proprio arrivato il momento di sparecchiare tutto, di ripulire diligentemente il più possibile la sabbia da ogni cosa. Si ricomponeva il trasloco: il tavolo da pic-nic con le sedioline, la valigetta in vimini con piatti e bicchieri , i giocattoli nell’apposita sacca a retina.
Un ultimo sguardo che anche la più piccola carta fosse stata tolta e via, tristemente, verso casa già con la mente alla prossima domenica.
Foto da WEB e da Wikipedia. Eventuali aventi diritto possono contattarci per la rimozione
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3 Comments
Mamma mia che ricordi!!! Io ricordo le traversate col trenino da Magliana e le giornate a Marechiaro (Ostia) con mia madre. Non c’erano soldi perché papà era morto da poco e mamma non aveva ancora un lavoro fisso, ma bastavano un ghiacciolo e un bagno al mare per stare bene. La signora che custodiva i bagni dello stabilimento metteva delle taniche d’acqua al sole e, quando era il momento di fare la doccia, le vendeva a pochi spicci così da consentire almeno ai bambini di lavarsi con l’acqua calda.
Potranno passare secoli ma certi ricordi saranno sempre fissi nelle nostre menti.
Io ho fatto altro tipo di esperienze a quell’epoca. Vengo da un paese di montagna e ho vissuto tutt’altro. Per il mare però c’era fisso l’affitto a Grottammare per un mese a settembre. Si andava a scuola il 1 ottobre.
Una storia che ti riporta indietro nel tempo. Sembra la trama di un film, invece, è la realtà. Leggerla, ti fa venire i brividi. E perché no! Anche un groppo in gola. Pensi” ah! Come vorrei tornare a quei giorni. Non avevamo nulla eppure, avevamo tutto. Grazie per questo passo nel passato