La protagonista di questo racconto e' una 850 Special bianca, quella di mio Papa'.
L'anno credo fosse il 68, oppure il 69, ci ha portati da Novara a Palinuro, senza batter ciglio , carica come non mai. Era così, macchine di altri tempi, vacanze di altri tempi
La partenza
Partivamo sempre di notte. Se ci penso, mi ricordo che già la sera precedente la partenza, la macchina era parcheggiata in mezzo al cortile carica come un mulo.
Mio Padre caricava tutti i bagagli con cura, sistemando su quella piccola 850 tutto ciò che oggi anche in una Station Wagon farebbe fatica a entrare.
Una volta arrivati a destinazione, come per miracolo sarebbero spuntati l'ombrellone, un canotto, le seggioline e il tavolino da campeggio, i teli da spiaggia, le pinne, le maschere e tanto altro ancora.
Mentre giravo intorno alla macchina, già pensavo che per l'eccitazione quella sera non sarei riuscito ad addormentarmi, e allora perché aspettare ?
Perché non partire subito?
Andavo a letto controvoglia, sapendo che non sarei mai riuscito ad addormentarmi.
In realtà poi mi addormentavo, eccome se mi addormentavo!
Quando più tardi mia Madre mi svegliava, in quel momento, e solo per una frazione di secondo, avrei voluto continuare a dormire.
E finalmente arrivava il momento della partenza. Era ancora notte, e una temperatura fresca e piacevole ci avrebbe accompagnati per la prima parte del viaggio.
Il viaggio
Milano arrivava in un istante, e poi finalmente iniziava quel lungo nastro d'asfalto chiamato "Autostrada del Sole". E li iniziava veramente la Vacanza.
Non ho mai capito perché, ma il sapere di avere imboccato quell'Autostrada già mi proiettava verso il mare, verso tutti quei luoghi che tanto mi affascinavano, come se avessi in quel momento passato il confine tra la vita normale e un mondo meraviglioso.
Io mi sedevo sempre dietro a mio Padre. Già allora, anche se piccolo, avevo una forte passione per le auto, e per la guida, ed essere seduto lì dietro in fondo per me era un po' come guidare. Controllavo la velocità, le macchine che ci precedevano, quelle che ci sorpassavano. Annotavo mentalmente tante targhe, per poi scordarmele poco dopo.
Non ricordo quanto durasse veramente il viaggio.
I nomi, i luoghi e le città passavano veloci, e improvvisamente ci ritrovavamo tanto a Sud che a quell'epoca l'Autostrada finiva, e iniziava una strada piccola e piena di curve.
Era una strada per me curiosa, perché, considerato il numero delle curve che incontravamo e la larghezza della carreggiata, era come se fossimo in montagna, mentre invece più in basso si poteva vedere il mare, un mare di un blu stupendo.
Quando ci si fermava per fare due passi, e soprattutto per far rifiatare la piccola 850, la prima cosa che notavo scendendo dall’auto era un odore pungente di pini marini, e uno strepitio ininterrotto di cicale.
Profumi e suoni della Vacanza ormai già incominciata. E finalmente arrivavamo in quel paesino di mare, di sogno, dove sembrava che il tempo non fosse trascorso così veloce come nel luogo da cui eravamo partiti.
La Vacanza
(in foto
Dalla finestra della stanza in affitto, guardavo la strada sottostante, osservando quel poco passaggio che allora animava il luogo.
Le giornate passavano tutte uguali, con ritmi scanditi in modo preciso, ma così belle e così dolci da ricordare. La spiaggia era una distesa di sabbia , completamente libera. Ci sistemavamo dove volevamo, e l'ombrellone più vicino era così lontano da potersi benissimo ignorare per una settimana intera.
Alle spalle c’era una grande pineta, così che anche nelle ore più calde della giornata il fresco era garantito.
La sera poi si camminava un po' per le vie del Paese, che erano solamente due, una alta e una bassa. Credo che ancora oggi quel Paese sia rimasto tale.
Mi fermavo a guardare quello che i negozi esponevano: pinne, boccagli, maschere da sub. Ero attirato da tutto ciò, avrei voluto avere tutto, per poter così il giorno dopo scendere verso gli abissi di quel mare limpido e trasparente, a caccia di tesori, di segreti.
In realtà, allora come oggi, il mio rapporto con l’acqua non era dei più felici, e le velleità subacquee lasciavano subito il posto alla sana lettura di una pubblicazione allora tanto in voga, Urania, che avrebbe portato la mia mente verso spazi lontani, popolati da Alieni e Robot.
Ero ancora troppo piccolo per avere una cognizione precisa del passare del tempo, e rimanevo sempre sorpreso e dispiaciuto quando arrivava il momento in cui dovevamo ripartire.
E' strana la vita ... (in foto io la mia famiglia e la 850)
Nostalgia
Per anni non ho avuto memoria di tutto ciò, anche se tutto è rimasto conservato chissà dove nella mia mente, in attesa di essere ricordato. Per anni ho corso come un disperato, sempre più in fretta, sempre più veloce, lasciando tutto alle spalle il più velocemente possibile.
Solo ora ho iniziato a rallentare, ed a voltarmi. I ricordi mi hanno raggiunto, ed io ho lasciato che mi raccontassero quello che la mia mente frettolosa aveva involontariamente rimosso.
Credevo davvero di avere dimenticato tutto, fino al momento in cui, la scorsa Estate, sono passato vicino a quel Paesino di mare, tanto vicino da vederne le indicazioni stradali. La tentazione è stata forte, e per un attimo ho pensato di tornarci.
Ma poi mi sono detto: “Esisteranno ancora " La Cucaracha " e il complesso che all'epoca ci suonava, I Cufino " ?
Ci sarà ancora quell’indicazione stradale che solo mio Fratello giurava di aver visto : " A 1 metro, Palinuro ? ".
Troverò ancora il Fiume " Mingardo " che sfociava in Mare con la sua acqua pulita ?
Ed esisterà ancora la Spiaggia dell’Arco Naturale, libera e quasi deserta, silenziosa ma ricca di suoni ?
Ho pensato che non avrei trovato più nulla di tutto ciò, che non avrei nemmeno riconosciuto quei luoghi, ed ho quindi preferito proseguire senza fermarmi.
A distanza di tempo penso invece che la ragione di tale decisione sia stata un’altra.
Se mi fossi fermato, oltre a tutte queste cose, con lo sguardo, in lontananza, avrei cercato di scorgere un Papà e una Mamma con due bambini con i pantaloncini corti, e la magliettina a righe.
La Fiat 850
La Fiat 850 è un'autovettura prodotta tra il 1964 ed il 1971 in oltre due milioni e duecentomila esemplari[1]. Nata per riempire il vuoto che vi era tra la 600 e la 1100 (non a caso 850 è la media aritmetica di 600 e 1100), la FIAT riuscì a creare in poco tempo e con poca spesa una vettura che seppe resistere dal periodo successivo alla fine del Boom economico fino all'inizio della crisi dell'auto degli anni settanta.
La Fiat, per contenere gli investimenti, ripiegò su un'evoluzione della 600, venne difatti utilizzata come punto di partenza la struttura base della 600 (inclusi tetto e cellula abitativa) e la meccanica (rivista in molti particolari, come le sospensioni posteriori ed il motore)
Il lavoro di Dante Giacosa (capo progettista Fiat dell'epoca) fu semplice ma innovativo, poche modifiche al muso e l’aggiunta della piccola coda diedero subito l’immagine di un’auto più importante
L'abitacolo, benché fosse strutturalmente identico a quello della 600, era in realtà maggiormente spazioso e più ricco, bastò infatti disegnare una plancia più moderna e rivestire il tutto in materiale plastico (antiriflettente) al posto della lamiera; un'importante novità fu l'introduzione di un impianto di riscaldamento efficiente che non immetteva nell'abitacolo l'aria calda e maleodorante del motore, ma che disponeva di un radiatore proprio. Queste caratteristiche resero la vettura agli occhi del pubblico un enorme passo avanti rispetto alla 600.
Anche per quanto riguarda la meccanica i progettisti decisero di non abbandonare il vecchio Fiat 100 quattro cilindri raffreddato ad acqua seppure vi apportarono sostanziali modifiche, ridisegnarono la testata e l'albero a camme e aumentarono la cilindrata dai 767 della 600D a 843 centimetri cubici (da cui il nome 850) il che fece ottenere un numero maggiore di cavalli, da 29 a 34 (questo consentiva di toccare i 120 chilometri all'ora alla versione "Normale", che diventavano 125 per la "Super"). L'impianto frenante di questa prima serie, ovviamente a comando idraulico, manteneva il classico schema a tamburo sulle 4 ruote ma debitamente potenziato in virtù dell'aumento di peso e prestazioni rispetto alla 600.
Al momento del lancio nel maggio del 1964 erano disponibili due versioni, la Normale da 34 CV (alimentata a benzina normale), e la Super da 37, (alimentata a benzina super, con maggior numero d'ottano).
Nel '68 tutta la gamma fu oggetto di ritocchi. Tra le berline la Super cedette il posto alla Special, meglio rifinita, con l’aggiunta di molte componenti cromate e ridisegnate. Fu equipaggiata col motore da 47 CV della versione coupé del 1965, dotato di carburatore a doppio corpo e collettori di scarico maggiorati, che le consentiva di superare i 135 km/h. In conseguenza di questo incremento prestazionale, si scelse di adottare i più performanti freni a disco sull'avantreno. La 850 Normale, invece, rimase pressoché invariata.
Anche le due versioni sportive furono oggetto di attenzione, soprattutto la Coupé, che venne ristilizzata (nuova coda allungata e incassata con 4 fari circolari anziché due, nuovo frontale con fari supplementari e diversi indicatori di direzione, inedito fregio anteriore) e dotata di motore di cilindrata (da 843 a 903 cm³) e potenza (da 47 a 52 CV) maggiore.
Anche la Spider venne equipaggiata col motore da 52 CV della coupé, ma i ritocchi estetici furono limitati alla scomparsa della carenatura dei fari anteriori (divenuti più sporgenti), ad una nuova griglia posteriore e ad altri piccoli accorgimenti come l'aggiunta della dicitura in lingua inglese alla strumentazione. Tale scelta (unitamente a quella dei fari anteriori più sporgenti) furono adottate in ossequio al mercato statunitense, sul quale fu venduta una discreta quantità di Spider. La nuova denominazione adottata dalla seconda serie delle piccole sportive era 850 Sport Coupé e 850 Sport Spider.
La produzione delle berline e delle Familiari cessò nel '71 (anno del lancio della 127), mentre le due Sport rimasero in listino fino al '72 (nel '71 la coupé si dotò di fari supplementari disposti differentemente).
Quriosità sulla Fiat 850
La 850 fu anche protagonista di un tragico fatto di cronaca avvenuto a Genova in via Ischia: in tale vettura, di cui era proprietario, fu infatti assassinato nel 1979 dalle Brigate Rosse Guido Rossa, il sindacalista FIOM-CGIL alla Italsider di Genova-Cornigliano che aveva denunciato le infiltrazioni brigatiste nella fabbrica.
Fu anche protagonista del tragico rapimento e del successivo assassinio del giornalista e attivista siciliano Peppino Impastato che il 9 maggio 1978, tornando a casa sulla sua 850 bianca fu assalito da un agguato e successivamente assassinato da Cosa Nostra.
Per il lancio della vettura, la FIAT ricorse alla Disney Italia per preparare una storia dove essa fosse una dei protagonisti di una grande avventura; venne quindi preparata la storia "Mago Merlino presenta: Paperino e la “850„". Pubblicata quindi in dieci episodi sul settimanale Topolino libretto, dal n. 455 al 464. La storia fu disegnata da Giovan Battista Carpi. La storia ha visto due ristampe, su Disney anni d'oro n. 23 (2012) ed I migliori anni Disney n. 5: 1964 (2015).
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