«Che odore di castagne al fuoco - se tu ne hai voglia te ne prendo un po - quell'uomo tanto è un vecchio amico - se non le pago non dirà di no...»
Inizia cosi una delle canzoni più belle dei Cugini di Campagna
Ed eccolo tornare alle narici quel bel profumo di caldarroste che si respirava passeggiando per le vie?
"Ma si respira anche oggi", ribatterete, e io vi rispondo, seguite oggi quel profumo, concentratevi e vi renderete conto che quello che i vostri occhi vi riportano non ha nulla a che fare con i vostri ricordi.
La vostra memoria vi proporrà personaggi che dai dintorni della città, in genere dai paesi ricchi di castagneti, arrivavano con i loro bracieri e i loro sacchi; preparavano i loro cartocci di carta e riempivano l’aria di odori. Il caldarrostaio o caldarrostaro come riporta la Treccani, o Callarostaro, come lo diciamo noi romani, che una R da perdere la troviamo sempre, o Venditore di castagne che dir si voglia.
Laura Jovinelli ce ne riporta alla luce uno con un bel racconto pieno di nostalgia.
Tito, l'ultimo dei castagnari
In una Roma che cambia, in un quartiere che si trasforma, ci sono personaggi, che loro malgrado, hanno la capacità di fermare il tempo, di fissarlo come non fosse mai passato.
Chi ha la mia età e non solo, sicuro lo ricorda, perché da lì non si è mai mosso, è "il signore delle castagne" come lo chiamavo da piccolina, seduto davanti all'entrata della Rinascente a piazza Fiume.
Dall'inizio dell'autunno fino ad inverno inoltrato, da più di 50 anni arriva con la sua Ape 50 verde scuro, il suo braciere, sempre lo stesso, uno sgabellino e due sacchi di carbone e castagne, comincia con cura e pazienza ad intagliarle, accende la brace, in un istante la strada "profuma" di buono, di infanzia, di ricordi belli, di felicità. riesco a percepirlo anche aprendo la finestra di casa, lo cerco con gli occhi e il tempo si ferma.
Il suo nome è TITO, l'ultimo dei castagnari, vestito di scuro, con la coppola appena appoggiata sul capo, chino a preparare i cartocci, sull'ottantina, silenzioso e riservato, il viso abbronzato e segnato dal tempo.
Originario di un paesino in provincia di Chieti, non ha mai fatto altro nella vita se non il castagnaro. Gli chiedo se posso fargli una foto e scrivere qualcosa su di lui e mi risponde: "ma io non interesso a nessuno!" "e invece ti sbagli" gli dico "sei una parte di questo quartiere, sei nei ricordi di tanti "bambini " come me!"
Allora mi sorride a modo suo e si mette in posa.
In una Roma dove i castagnari ormai li trovi solo al centro (anche ad agosto 😖), tutti stranieri gestiti da chissà chi, con i prezzi alle stelle, TITO sopravvive ai cambiamenti, al tempo che fugge, alla Roma che sparisce.
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