Gli anni ’70 sono segnati da un fenomeno sociale di aggregazione: le “comitive”, gruppi di ragazzi che, finalmente un po’ più liberi grazie all’emancipazione degli anni ’60, si radunano in luoghi ben definiti, luoghi che diventano il simbolo della comitiva stessa.
Le comitive erano più di una famiglia per chi era dentro, e si guardavano le altre con distacco, passare da una comitiva all’altra era quasi un tradimento ed l’ingresso nella comitiva andava chiesto e gli altri dovevano essere d’accordo. Certo per le ragazze era tutto più semplice.
Oltre alle comitive locali c’erano quelle della villeggiatura che si rinfrescavano da un’estate all’altra specialmente nei piccoli paesi e nello zone di mare.
In comitiva si andava al cinema, in discoteca… e ci si andava insieme e se qualcuno non poteva spesso si rinunciava o si faceva la colletta per non lasciarlo fuori, la comitiva era LA COMITIVA
Emilio Andreoli ripercorre quel fenomeno nella sua Latina
Quella Latina anni ’70 che inventò le comitive
A Latina negli anni ’70, oltre allo struscio del “Giro di Peppe”, si cominciarono a vedere le prime comitive. Ragazzi e ragazze si incontravano ogni giorno nello stesso luogo e allo stesso orario, generalmente dalle 17:00 alle 20:00. Erano sparse un po’ per tutta la città. Una città viva che ormai vive solo nella mia memoria.
Se la mia memoria non è andata al vento, chiudo gli occhi e provo a fare un giro, cercando di ricordare i luoghi più frequentati di quegli anni. Parto dal Palazzo M perché è stato il mio primo luogo d’incontro con gli amici, lì da ragazzino sono diventato ragazzo. Eravamo tanti e abitavamo quasi tutti nelle vicinanze.
C’era poi il giro dei ragazzi di via Alfieri, nostri coetanei. In piazza della Libertà c’erano quelli più grandi. Al muretto della prefettura, lato bar Jolly, si mettevano quelli di sinistra e sul lato opposto quelli di destra, ma la piazza era tranquilla. Si menavano la mattina davanti le scuole, in viale Mazzini, tra il ragioneria e il classico. Il pomeriggio c’era la tregua. Sempre in piazza della Libertà, c’erano i neutrali che sostavano davanti la banca d’Italia e quelli ancora più grandi al bar Di Russo.
Poi c’erano gli sportivi che giocavano a basket, i ragazzi dell’AB Latina e quelli della Cestistica. I primi stavano dietro il Circolo Cittadino e i secondi dietro l’Opera Balilla, oggi museo Cambellotti. Vi era una grande rivalità sportiva tra loro e se non ricordo male vincevano quasi sempre quelli dell’AB Latina.
Anche nel piazzale delle Poste c’era una grande comitiva. I fighetti invece stavano ai giardinetti, davanti la gelateria, loro erano i ragazzi del Polo, diciamo i pariolini di Latina, quelli della Lacoste per intenderci, ma non lo dico in senso dispregiativo, perché li ho frequentati anch’io ed erano bravi ragazzi. A poche decine di metri, sempre ai giardinetti, c’erano quelli meno fortunati che erano cascati nel tunnel della droga. Quindi, a poca distanza, si passava dalle Mini Minor dei ragazzi del Polo, alle 2CV e o alle Renault 4 dei figli dei fiori.
All’esterno dei giardinetti c’era un altro folto gruppo di ragazzi che si fermava sulle panchine dietro il Consorzio Agrario. In via Isonzo invece c’erano quelli del bar Liternum e poco prima quelli del muretto. In centro c’erano quelli di piazza san Marco e quelli del bar Osvaldo, sotto i portici, dove oggi c’è un negozio di intimo. E poi i ragazzi del bar Ezio e quelli del bar Poeta, questi ultimi non tanto raccomandabili.
Ah, dimenticavo quelli di piazza santa Maria Goretti che abitavano quasi tutti alle case popolari.
Comunque a Latina l’onda dei giovani, negli anni 70/80, era sempre in movimento e i motorini sempre accesi per andare da una comitiva ad un’altra. Vespe, Vesponi, Caballero, Aspes, Gilera, Italjet e i mitici Ciao sfrecciavano per la città. In sella sempre in due, ma stando attenti a non farci pizzicare dai “barboni”, i vigili più temuti Petitti e Bastonini, giravano con le loro potenti Moto Guzzi e il rombo si sentiva a distanza.
Bellissima quella gioventù che riempiva la città, la rendeva viva. Io le ho frequentate quasi tutte le comitive di quel tempo, tranne quelle dei fasci e dei compagni, perché della politica non mi importava proprio nulla.
Invece la storia dell’ultima grande comitiva, “il Manzoni”, merita un capitolo a parte e lo trovate qui sul Fatto Latina. Perdonatemi se ne ho dimenticata qualcuna, con l’età la memoria si affievolisce e di anni io ne ho tanti, ma la gioventù mi è rimasta nel cuore, come l’odore della miscela al 2%.
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